Pocket Philosophy: quando la filosofia incontra TikTok (e tutto ha più senso)

Femminile giovane seduta su panca in parco con giacca marrone e maglione colorato, natura e alberi sullo sfondo, ambiente outdoor, stile casual, lifestyle, atmosfera rilassante, urban outdoor, ritratto donna.

Confessa: quante volte oggi hai preso in mano lo smartphone senza un vero motivo? Tre? Cinque? Venti? E se ti dicessimo che un filosofo tedesco morto nel ’76 aveva già capito tutto del tuo rapporto tossico con Instagram? Benvenuto in Pocket Philosophy.

Pocket Philosophy è la serie podcast di the usual neXt dove Luna Dolph – la nostra virtual mentor che vive tra algoritmi e esistenzialismo – ti porta in un viaggio filosofico che non sapevi di volere, ma di cui avevi disperatamente bisogno.

Zero noia. Zero paroloni incomprensibili. Solo domande che ti faranno esplodere il cervello… in senso buono. Questo è l’approccio di Pocket Philosophy.

Pocket Philosophy: la filosofia non è morta, aveva solo bisogno di un rebrand

Diciamocelo: quando pensi a “filosofia”, probabilmente immagini libri polverosi, professori con la barba e parole impossibili da pronunciare. Ma cosa succederebbe se ti dicessimo che Heidegger aveva già previsto la tua dipendenza da TikTok? O che Hans Jonas sapeva del cambiamento climatico prima che diventasse virale?

Pocket Philosophy fa esattamente questo: prende le grandi menti del pensiero occidentale e le porta nella tua timeline, tra meme, climate anxiety e quella sensazione strana che provi quando scorri i social alle 3 di notte chiedendoti “ma che sto facendo con la mia vita?”

Perché? Perché in the usual neXt crediamo in una cosa semplice ma radicale: la tecnologia deve riportare le persone alla vita reale, non sostituirla. E chi meglio dei filosofi per aiutarci a capire come farlo?

Pocket Philosophy Episodio 1: sei iperconnesso o solo tremendamente solo?

“Ehi, aspetta un secondo! Stai guardando questo video mentre sei seduto sul water, vero?”

Luna Dolph non ha peli sulla lingua quando apre il primo episodio dedicato a Heidegger. E ha ragione: 7 persone su 10 usano il telefono anche in bagno. Un oggetto che portiamo letteralmente OVUNQUE.

Insieme a Dafne Di Vito, filosofa e studiosa di pensiero contemporaneo, Luna esplora una domanda che ci rode dentro: siamo davvero più connessi o stiamo diventando i più soli iperconnessi della storia?

Il Gestell: quando Instagram ti usa più di quanto tu usi Instagram

In Pocket Philosophy, Heidegger ci introduce al concetto di “Gestell” – l’imposizione. Praticamente, la tecnologia crea un filtro invisibile attraverso cui vediamo tutto. Non vediamo più il mondo com’è, ma come risorsa da sfruttare.

Traduzione per umani normali?

Quando scatti una foto di un tramonto pensando solo ai like che prenderai, invece di goderti il momento, stai vivendo nel Gestell. Gli amici diventano follower. Le relazioni diventano engagement. I momenti intimi diventano contenuti.

Come dice Dafne nell’episodio: “Pensa a come valutiamo il successo di una festa – un tempo era ‘ci siamo divertiti’, oggi è ‘quante visualizzazioni ha avuto la storia’!”

Mind. Blown. 🤯

L’autenticità non è una posa da Instagram

C’è questa ossessione oggi con l’essere “autentici” sui social. Ma come ci spiega Pocket Philosophy, Heidegger ci direbbe che postare “authentic vibes only” sotto una foto dove hai fatto 47 tentativi per sembrare spontaneo… beh, non è esattamente quello che intendeva.

L’autenticità heideggeriana è fermarsi e chiedersi: “Sto facendo questa cosa perché lo voglio davvero IO, o perché è quello che ‘si fa’?”

È la differenza tra scrollare TikTok alle tre di notte perché “si fa così” e spegnere consapevolmente il telefono perché hai scelto tu. Piccola differenza, conseguenze enormi.

Pocket Philosophy Episodio 2: il tuo caffè sta letteralmente plasmando il futuro

Plot twist esistenziale in arrivo.

Nel secondo episodio di Pocket Philosophy, Luna e Dafne ci portano nel pensiero di Hans Jonas, il filosofo che 50 anni fa aveva già capito che stavamo per combinare un casino planetario.

L’apertura è geniale: sei in tribunale. Anno 2173. Crimine? Quel weekend a Ibiza che hai fatto nel 2025. Assurdo? Forse no.

Abbiamo sbloccato poteri da semi-dei senza finire il tutorial

Come analizza Pocket Philosophy nel secondo episodio, Jonas ci dice una cosa scomoda: abbiamo sviluppato tecnologie potentissime, ma la nostra saggezza etica non ha fatto level up di conseguenza.

È come se avessimo hackerato il videogioco della civiltà per ottenere abilità avanzate, ma non abbiamo completato la quest “Etica delle conseguenze”. Risultato? Stiamo giocando con forze nucleari usando il manuale di un trenino a vapore.

L’effetto cumulativo è la vera bomba.

Ogni azione che facciamo oggi non esiste isolata. La plastica che produciamo oggi + quella di ieri + quella dell’anno scorso = oceani pieni di microplastiche per i prossimi 500 anni.

Come spiega Luna: “È come quando ignori le notifiche sull’iPhone: all’inizio va bene, poi all’improvviso ne hai 3.457 e il tuo cervello va in tilt! Il pianeta sta facendo la stessa cosa con i nostri ‘seen’ ignorati.”

Da main character energy a custodi: il glow-up dell’umanità

Per secoli ci siamo auto-percepiti come i protagonisti assoluti dello show “Pianeta Terra”. Tony Stark dell’ecosistema: brillanti, affascinanti, ma anche egoisti e convinti che tutto ruoti intorno a noi.

In Pocket Philosophy, Jonas ci serve un character development epico: non siamo i protagonisti. Siamo più simili ai Guardiani della Galassia – un gruppo potente che può sia salvare che distruggere, a seconda delle scelte che fa.

Il nuovo imperativo categorico?

“Agisci in modo che le conseguenze delle tue azioni non distruggano la possibilità di vita futura sulla Terra.”

Non è più “cosa posto oggi per l’algoritmo?”, ma “cosa significa questo post per chi vivrà tra 100 anni?”

Perché Pocket Philosophy c’entra con the usual neXt

Bella domanda. Eccoti la risposta dritta: perché la tecnologia può essere un ponte, non una destinazione.

In the usual neXt creiamo spazi fisici (le cupole Tholus Dome), community reali (TholusOne), e contenuti digitali (come Luna Dolph) che hanno un unico scopo: riportarti alla vita vera.

Pocket Philosophy non è solo un podcast carino. Rappresenta la nostra risposta alla domanda: “Come usiamo la tecnologia per creare esperienze autentiche?”

  • Le cupole immersive diventano teatri sotto le stelle dove le persone si ritrovano dal vivo
  • L’app TholusOne premia le interazioni nel mondo reale, non quelle digitali
  • Luna Dolph usa i suoi canali per dirti: “Ehi, spegni lo schermo e vieni ai nostri eventi”

Filosofia applicata. Il Palcoscenico Aumentato in azione.

La vera libertà secondo Pocket Philosophy? Prendersi cura di un futuro che non vedrai mai

Ecco la verità scomoda che Jonas ci sbatte in faccia attraverso Pocket Philosophy: essere davvero liberi non significa fare quello che ti pare. Significa essere così consapevoli da prenderti cura di un futuro che probabilmente non vedrai mai.

E questa, amici, è la definizione stessa di essere iconici.

Non è il solito discorso ambientalista da boomer. È un invito a fare un character development pazzesco: da main character tossico a custode del pianeta. Da scroll addict a persona che usa consapevolmente la tecnologia.

E tu? Sei pronto al glow-up esistenziale?

Pocket Philosophy è solo l’inizio. Un assaggio di quello che succede quando la community di the usual neXt si incontra – online e offline – per fare domande scomode e cercare risposte insieme.

Perché i podcast sono fantastici, ma la vera magia succede quando ci si guarda negli occhi.

Nei nostri eventi dal vivo – glamping filosofici, workshop nelle cupole, proiezioni immersive – le conversazioni di Pocket Philosophy continuano. Senza schermi in mezzo. Con persone vere che condividono dubbi, sogni e quella strana sensazione di voler cambiare qualcosa nel mondo.


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P.S. La prossima volta che prendi in mano lo smartphone, prova a chiederti: “Perché lo sto facendo? Ne ho davvero bisogno ora?”

Sembra una sciocchezza, ma è incredibile quante volte rimetterai il telefono in tasca dopo questa semplice domanda.

Heidegger sarebbe fiero. E Jonas pure.

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